Gli eccezionali risultati economici delle società bancarie non sono più materia per soli addetti ai lavori ma sono ormai entrati nel dibattito quotidiano, rendendo sempre più forte la richiesta, proveniente da più parti, di utilizzare parte di questi utili come coperture (da ottenere per mezzo della cosiddetta tassa sugli extra-profitti) per finanziare gli interventi previsti dalla prossima legge di bilancio.
Effettivamente, se si analizzano i conti economici del primo semestre delle 40 società del Ftse Mib si può notare come le banche siano l’unica macro categoria che ha messo a segno un incremento degli utili sull’anno precedente, con le assicurazioni in lieve flessione ed il comparto industria-servizi in calo a doppia cifra sul 2023. Questo fenomeno non è solo riscontrabile a livello di utili; anche i ricavi e i margini lordi hanno avuto un andamento positivo per le banche e negativo per le società industriali e di servizi mentre nel caso delle assicurazioni si riscontra una crescita dei ricavi accompagnata dalla flessione dei margini
I risultati aggregati delle 40 società quotate facenti parte del paniere Ftse Mib mostrano un utile complessivo di 36,3 miliardi di Euro in calo dai 40 miliardi del primo semestre 2022 (-9,4%). La flessione è imputabile, come detto, alla categoria industria-servizi che chiude con utili aggregati per 19,57 miliardi (-23,2% dai 25,48 miliardi nel I semestre 2023) mentre le assicurazioni si limitano ad una flessione del 3,6% a 2,56 miliardi e le banche mettono a segno una crescita degli utili del 20,3% a 14,6 miliardi. Nel complesso solo due società su 40 (Nexi e Telecom Italia) chiudono in perdita la prima parte dell’anno mentre 26 riescono a mettere a segno un incremento del risultato netto. Focalizzando l’attenzione sulle singole aziende sono Stellantis, STM, Tenaris ed Eni a mostrare i peggioramenti più rilevanti in termini assoluti, mentre le migliori variazioni dell’utile netto sono ascrivibili ad Enel, Unicredit e Intesa Sanpaolo.
I dati analitici evidenziano che la metà delle società appartenenti alla categoria assicurazioni ed il 90,9% delle banche mostra risultati netti in crescita sull’anno precedente, le variazioni positive dell’utile si confermano in leggera maggioranza anche tra le società industriali/di servizi (51,7% del totale).
Per avere un quadro più completo dell’andamento operativo delle aziende considerate è necessario però entrare dettaglio delle determinanti della redditività lorda ossia la crescita (dei ricavi) e i margini percentuali sulle vendite; il nostro modello di analisi, inaugurato nel 2003, prevede le seguenti dimensioni:
- crescita ricavi*: bassa (se inferiore al 5%) o alta (se superiore);
- variazione marginalità lorda **: positiva o negativa;
dall’incrocio delle diverse opzioni si originano quattro diverse categorie di aziende che abbiamo a suo tempo identificato con termini inglesi: stars, cost cutters, growth driven e black holes (si vedano in proposito la matrice sottostante ed il file allegato).
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Crescita ricavi
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Bassa
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Alta
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Variazione
Margini
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Positiva
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Cost Cutters (11)
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Stars (11)
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Negativa
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Black Holes (10)
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Growth Driven (8)
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Dalla distribuzione dei dati relativi al primo semestre 2024 nei quattro quadranti e tra le differenti macrocategorie di aziende è possibile notare che:
- a differenza di altri anni le aziende sono quasi equamente distribuite nei quattro quadranti; si rileva solo una lieve prevalenza di "stars" e "cost cutters" (11 in entrambe i casi) mentre sono sotto la media i growth driven (8);
- anche per quanto riguarda la suddivisione tra alta e bassa crescita (5% il valore discriminante) si rileva una equa ripartizione delle aziende nei due quadranti (rispettivamente 19 contro 21); elemento rassicurante soprattutto se si tiene conto che alcune utilities hanno risentito dell’effetto prezzi delle materie prime energetiche sui ricavi che ha determinato una flessione del fatturato puramente nominale;
- le società bancarie sono il gruppo con la maggiore concentrazione di "stars" (54,5%) seguite dalle società industriali e di servizi (18,5%), i "black holes", sono assenti tra le assicurazioni, interessano il 27,3% delle banche (prevalentemente società di servizi finanziari come SGR e servizi di pagamento) ed in misura simile le società industriali/servizi (25,9%), i "growth driven" spiccano tra le assicurazioni (50%) mentre non superano il 20% nelle altre due macro-categorie, per quanto riguarda infine i "cost cutters" la loro incidenza è del 50% per le assicurazioni e del 37% per il raggruppamento industria-servizi mentre sono assenti tra le banche;
- la crescita dei ricavi è più elevata per le banche (+10,9%) e le assicurazioni (+9,4%) mentre la categoria industria-servizi vede una diminuzione del 9,8% di questa voce; per quanto riguarda invece la marginalità aggregata vince sempre la categoria banche (+18%) seguita da assicurazioni (-2,1%) e industria/servizi con -16,2%;
Nel complesso questi dati mostrano come le società finanziarie (banche e assicurazioni) abbiano continuato a beneficiare fase di crescita dei tassi mentre il panorama di quelle industriali e di servizi sia più articolato: se da un lato i grandi gruppi sono stati interessati da crisi di settore globali (auto per Stellantis, semiconduttori per STM e oil and gas per Eni, anche se in misura minore rispetto all’anno precedente) le altre società di medie dimensioni abbiano performato meglio, come evidenziato anche dai numeri che restano rassicuranti sulla base del conteggio dei singoli casi ma sono negativi una volta esaminati come aggregato.
Passando alle performance azionarie, anche per il 2024 sono stati calcolati i risultati di stars, growth driven, cost cutters e black holes nei primi 9 mesi dell’anno in relazione all’andamento della crescita del volume d’affari e dei margini sulle vendite. Le performance medie delle quattro categorie vedono i seguenti risultati a livello di TRS**** per il periodo Gennaio - Settembre:
- stars +32,30%
- cost cutters +19,40%
- growth driven +22,78%
- black holes +5,22%
Viene rispettata, come già rilevato in passato, la regola del progressivo peggioramento dei risultati medi nel passaggio da star verso black holes; va rilevata l’anomalia dei "growth driven", che registrano una performance media superiore a quella dei "cost cutters" già verificatasi più volte in passato con i due valori non molto distanti tra loro. Il fatto, infine, che nessuna categoria abbia avuto performance negative dipende, in parte, dal buon andamento generale del mercato nei primi nove mesi dell’anno (+14,4% la variazione dell’indice Ftse Mib nel periodo, alla quale andrebbero aggiunti i dividendi distribuiti per renderla comparabile con le nostre rilevazioni) ed, in parte, della presenza tra i black holes di alcune società (Bper Banca e Poste Italiane) che sono state tra i top performer del mercato ma solo per pochi decimali di crescita non sono state classificate come growth driven. Continua a essere molto premiante la scelta delle società star con ben 8 società su 11 che hanno realizzato una performance a due cifre ed una sola società (Amplifon) ad avere un rendimento negativo
In conclusione, una scelta ragionata dei titoli avrebbe permesso di sovraperformare gli indici di riferimento anche senza necessariamente concentrare i propri investimenti in un singolo settore che avrebbe inevitabilmente incrementato il rischio.
C.G.
Note:
* Per quanto riguarda le aziende finanziarie si prendono in considerazione il margine di intermediazione per le banche e i ricavi netti (premi emessi + commissioni nette + utili da investimenti) per le compagnie di assicurazione
** Per marginalità lorda si utilizzano: Ebitda margin per le società industriali e di servizi; risultato di gestione / margine di intermediazione per le banche e risultato prima delle imposte / totale ricavi per le assicurazioni
*** TRS (Total Return to Shareholders): performance azionaria + dividendi (non reinvestiti) nel periodo 01 gennaio - 27 settembre 2024
» Download: Semestrali 2024 (file .xlsx)
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