Negli ultimi mesi del 2023 il progressivo attenuarsi delle spinte inflazionistiche ha portato ad un netto miglioramento del sentiment sui mercati finanziari, con i tassi di interesse orientati al ribasso ed i mercati azionari che si sono avvicinati a nuovi massimi; nel corso dell'anno la crescita è rallentata senza che l'economia entrasse in recessione mentre le aspettative sugli utili aziendali sono rimaste moderatamente positive rafforzando l'ipotesi di soft landing.
Se il quadro economico-finanziario è decisamente cambiato rispetto ad un anno fa, non si può dire però lo stesso per il contesto geopolitico che ha visto l'inizio di un nuovo conflitto in Medio Oriente, l'impasse in Ucraina ed una crescente tensione su Taiwan: questa divergenza tra l'umore dei mercati, che sembrano diventati eccessivamente auto-referenzianti, ed il mondo esterno costituisce un problema che potrebbe caratterizzare in misura significativa il 2024.
In particolare la sottovalutazione delle problematiche irrisolte a livello di politica internazionale potrebbe presentare il conto all'improvviso nel caso in cui uno o più di questi elementi, che al momento sembrano ancora sotto controllo, dovessero improvvisamente degenerare in eventi di maggiore gravità. I mercati, che attualmente si trovano in una situazione di risk off, con gli indicatori di volatilità e rischio ai minimi storici, scoprirebbero all'improvviso tutte le loro fragilità, con una rapida inversione delle tendenze in atto e gli operatori che si troverebbero a dover smontare precipitosamente le posizioni long attualmente in costruzione.
Un classico caso di cigno nero (anche se, dovendo rispettare le definizioni di Nassim Taleb, si tratterebbe più di cigni grigi ossia di eventi non totalmente imprevedibili) che arriva all'improvviso e costringe a rivedere bruscamente previsioni e scenari che fino al giorno prima sembravano consolidati.
Vediamo più nel dettaglio i principali elementi che potrebbero generare instabilità nel 2024:
- conflitto Russia-Ucraina: la guerra è in una situazione di stallo da alcuni mesi; dopo la controffensiva Ucraina dell'estate, che ha dato risultati molto inferiori alle aspettative, non si registrano cambiamenti significativi nelle aree conquistate dai due eserciti ma se fino ad un anno fa il passare del tempo poteva giocare a favore degli Ucraini, che stavano accumulando aiuti, armi e mezzi in arrivo dall'occidente, ora il sostegno dei paesi Nato sembra essere in fase di rallentamento. Difficilmente ci sarà una nuova fase di riarmo assimilabile a quella della scorsa primavera e molti nuovi stanziamenti, specie dagli Usa, iniziano ad essere messi in discussione. La stessa strategia sembra essere cambiata da "riconquistare tutti i territori occupati" a "ritirarsi in modo controllato cercando di infliggere le maggiori perdite al nemico". Probabilmente è la cosa più saggia da fare nel contesto attuale ma lo scenario di un progressivo deterioramento di uomini e mezzi a disposizione di Kiev non sembra così remoto, specie se confrontati con le risorse a disposizione dei Russi, magari qualitativamente inferiori ma sicuramente superiori dal punto di vista numerico. Una Ucraina sempre più abbandonata a sé stessa potrebbe degenerare in una implosione del paese che cade in buona parte sotto controllo russo e rende improvvisamente concrete le minacce sui paesi confinanti e sul resto d'Europa che si paventavano nel febbraio 2022;
- conflitto Israele-Hamas: se l'esito finale dell'attuale fase di scontri sembra segnato, data la superiorità numerica e tecnologica dell'esercito israeliano, non altrettanto si può dire osservando questa crisi in una prospettiva più ampia, ossia dal punto di vista geografico e temporale. Nella prima dimensione una estensione del conflitto a paesi quali Libano e soprattutto Iran porterebbe ad una grave destabilizzazione di tutta l'area con effetti immediati sui prezzi degli idrocarburi e sulle modalità di approvvigionamento (che già in questo momento sono messe in discussione con gli attacchi ai mercantili che seguono la rotta per il canale di Suez), allargando invece l'orizzonte al medio periodo, uno stato palestinese controllato da Israele sarebbe fonte di potenziali ritorsioni terroristiche non solo sul territorio degli occupanti ma anche dei paesi che li appoggiano (in primis quelli europei);
- tensioni su Taiwan: in un recente messaggio il presidente cinese Xi Jinping è stato chiaro "niente potrà fermare la riunificazione", ciò non significa che la si attuerà obbligatoriamente per via militare ma al momento questa sembrerebbe essere l'unica modalità praticabile. Le elezioni previste a gennaio nell'isola potrebbero contribuire a rasserenare il quadro ma anche a cristallizzare la situazione sulle attuali inconciliabili posizioni. Un eventuale conflitto militare a Taiwan rappresenta un incubo ricorrente, forse ben più grave di tutte le altre guerre attualmente in corso nel mondo, sia perché vedrebbe il coinvolgimento più o meno diretto di due potenze nucleari, sia perché a Taiwan vengono prodotti i chip che vengono utilizzati da buona parte dell'industria mondiale (non solo elettronica). Se l'orizzonte temporale per un redde rationem non sembra immediato la scadenza elettorale negli Usa (si veda il punto seguente) potrebbe essere un incentivo per i cinesi quantomeno a provare di forzare la mano, andando oltre le usuali provocazioni, e ciò potrebbe essere già più che sufficiente per portare alle stelle il rischio percepito dai mercati;
- elezioni in Usa ed Europa: anche se l'espressione del volere dei cittadini in paesi democratici non dovrebbe spaventare. i risultati di questa tornata di presidenziali americane ed elezioni per il Parlamento Europeo potrebbero portare a condizioni di instabilità data la situazione di estrema polarizzazione oltreoceano e l'elevata polverizzazione delle famiglie politiche a Strasburgo che potrebbero rendere più complessa la formazione di esecutivi stabili e legittimati;
Infine un elemento di potenziale instabilità che potrebbe caratterizzare il 2024 è tutto interno ai mercati ossia l'eccessivo ottimismo da F.O.M.O. (fear of missing out): l'attuale tendenza positiva sui mercati finanziari unita al possibile effetto gennaio ed alla paura di "rimanere esclusi dalla festa" potrebbe generare un'ondata di euforia immotivata con conseguente bolla speculativa, fenomeno già visto in passato ma non per questo da sottovalutare.
Consapevoli che le minacce potrebbero essere anche altre (il vero cigno nero dovrebbe essere, come detto, un evento imprevedibile e quindi per definizione non elencato tra quelli sopra) a cominciare da sviluppi imprevisti derivanti dall'impiego dell'intelligenza artificiale o dai cambiamenti climatici siamo anche fiduciosi sul fatto che la conoscenza delle potenziali minacce potrà essere di aiuto per l'impostazione di strategie di investimento efficaci in un anno che, di base, resta orientato ad offrire rendimenti positivi.
Un augurio a tutti i nostri lettori per un 2024 ricco di salute e prosperità
C.G.