Il 2008 si chiude, per i mercati azionari di tutto il mondo, come il peggiore anno dai tempi della Grande Depressione: gli eventi che lo hanno caratterizzato sono andati al di là di ogni più fosca previsione specie per quanto riguarda l'evoluzione dello stato di salute del sistema finanziario del quale non è ancora ben chiara l'entità di asset tossici, esposizioni in derivati e, di conseguenza, perdite ancora da contabilizzare.
Se da questo punto di vista la situazione può sembrare estremamente incerta, con conseguente impossibilità di fare previsioni sul futuro, va detto che il verificarsi di una situazione di recessione economica ha contribuito a chiarire le cose almeno sul fronte dell'economia reale: durante la scorsa estate ancora ci si chiedeva se l'economia sarebbe entrata o meno in crisi con il risultato che i mercati avevano andamenti strabici (prezzi delle materie prime ai massimi e tassi di interesse in rialzo in presenza di un sistema produttivo già in sofferenza) che non hanno contribuito all'evolversi della situazione.
Ora che la fase di contrazione della produzione è acclarata molti squilibri sono rientrati ed il focus della maggioranza degli operatori si è spostato su durata e punto di svolta della fase recessiva: da questi fattori dipenderà il futuro andamento dei mercati finanziari ed è quindi all'andamento dell'economia reale che ha senso guardare per formulare le proprie strategie di investimento per il prossimo anno.
A tal fine abbiamo predisposto alcuni scenari, con tanto di elementi caratterizzanti, probabilità e strategie di investimento associate nella speranza che possano essere utili ai nostri lettori; vediamoli:
SCENARIO 1: (Grande) Depressione
E' il caso in cui si assiste ad una riedizione (anche se con minor magnitudine) di quanto sperimentato negli anni 30: contrazione prolungata dell'attività economica, disoccupazione, crisi aziendali con fallimenti (tamponati, nei casi più eclatanti, dall'intervento pubblico).
Il sistema economico cambia radicalmente con un ruolo dello stato sempre maggiore in molti settori dell'economia attraverso la partecipazione diretta in grandi aziende; fondamentale diventerà la capacità da parte dei Governi di continuare a raccogliere capitali a basso costo coi titoli del debito pubblico ed allocare in modo efficiente tali risorse; in funzione di questa capacità (e della tempestività degli interventi) si avrà anche una differente durata della crisi stessa, con una ripresa che non arriverà in ogni caso prima del secondo semestre.
Riconoscibile da: la caduta di molti di big (salvati dall'intervento statale)
Probabilità: 10%
Investimenti da privilegiare: liquidità (anche i titoli governativi potrebbero diventare rischiosi)
SCENARIO 2: Sindrome Giapponese
Secondo questo scenario la crisi si aggrava non tanto sul fronte della crescita della produzione quanto su quello della fiducia e conseguentemente delle aspettative sui prezzi. Il meccanismo è innescato dall'effetto ricchezza (già in atto) dato dalla diminuzione dei prezzi di azioni e immobili, a cui si aggiungono le materie prime ed i prodotti più strettamente legati a queste ultime. I prezzi in calo dei beni portano a posticipare gli acquisti e a rendere inefficaci le politiche monetarie; la crisi si trascina per un tempo piuttosto lungo (anche più di 12 mesi) in assenza di un vero stimolo che la possa rilanciare ma gli effetti sul tasso di crescita non sono negativi come nello scenario 1, anche grazie al maggior potere d'acquisto garantito dalla deflazione stessa.
Riconoscibile da: una generalizzata diminuzione dei prezzi di beni e servizi
Probabilità: 5%
Investimenti da privilegiare: titoli governativi a tasso fisso
SCENARIO 3: Miracolo Obama
In questa ipotesi l'insediamento del nuovo Presidente americano porta da subito una ventata di ottimismo sia grazie agli interventi di rilancio dell'economia proposti che ad una maggiore fiducia da parte di imprese e consumatori e ad una ritrovata voglia di investire in capitale di rischio. L'economia inverte la rotta già nel secondo trimestre dell'anno e torna ad un tasso di crescita compatibile con la creazione di nuovi posti di lavoro entro la fine dell'anno; si riscontrano risultati anche in a livello di politiche internazionali grazie ad una maggiore cooperazione che porta alla soluzione di problemi rimasti irrisolti da tempo (ambiente, crisi internazionali, commercio, aiuti ai paesi in via di sviluppo) aspetti fondamentali per una piena ripresa della fiducia.
Riconoscibile da: una ripresa dei mercati azionari già dal primo trimestre
Probabilità: 5%
Investimenti da privilegiare: azioni, soprattutto quelle toccate più da vicino dagli interventi proposti (energie rinnovabili, nuove tecnologie, costruzioni di infrastrutture)
Ovviamente siamo consapevoli del fatto che nessuno di questi scenari si realizzerà appieno (non a caso la somma delle probabilità dà un valore molto minore di 100), quanto piuttosto si vedranno commistioni di questi possibili percorsi: attualmente la più accreditata vede agire sia aspetti dello scenario 1 e 2 con una crisi sul fronte della crescita associata a rischi di deflazione anche se speriamo che, dal 20 gennaio, inizi ad operare con successo il fattore Obama con effetti benefici per tutti.
Auguri, ne abbiamo bisogno ...
C.G.