Il Covid 19 ha pesantemente condizionato l’andamento dell’economia a livello globale nella prima parte del 2020, riflettendosi fatalmente anche sui conti delle società. Ma gli effetti non sono stati gli stessi per tutti: se da un lato la difficile recessione che ci troviamo a fronteggiare è una notizia negativa per tutti gli operatori economici, dall’altro la necessità di continuare ad operare e mantenere alcuni livelli essenziali di produzione e servizi ha accelerato processi e trend di lungo periodo (dalla digitalizzazione allo smart working) fornendo anche una serie di opportunità alle aziende più innovative.
Ciò emerge anche dai numeri che possono essere desunti dalle semestrali delle principali società quotate sul listino domestico. L’analisi dei risultati aggregati di ricavi, margini e utili delle 40 società del Ftse Mib mostra che, in un panorama che mostra una prevalenza di segni meno, spesso anche a tre cifre, di fronte alle principali voci di conto economico, è possibile trovare anche una discreta percentuale di segni più che nella quasi totalità dei casi è stato ampiamente apprezzato dal mercato. I risultati aggregati delle 40 società quotate facenti parte del paniere Ftse Mib mostrano, per la prima volta da quando effettuiamo queste rilevazioni, un dato negativo alla voce utili, passati dai circa +30 miliardi del I semestre 2019 ai -6,6 miliardi di quest’anno. Il segno meno è dovuto principalmente alle perdite registrate nella categoria industria-servizi che chiude con utili aggregati per -9,2 miliardi mentre le banche mettono a segno una diminuzione degli utili dell’82,6% a 1,3 miliardi, e le assicurazioni vedono un decremento del 46,7% a 1,3 miliardi. Nel complesso 10 società su 40 chiudono in perdita la prima parte dell’anno ma altrettante riescono a mettere a segno un incremento del risultato netto. Focalizzando l’attenzione sulle singole aziende sono Eni, Fca, Unicredit, Exor e CNH Industrial a mostrare le perdite più rilevanti ed, al tempo stesso, le peggiori variazioni in termini di variazioni percentuali del risultato netto mentre St Microelectronics, Buzzi Unicem, FinecoBank e Telecom Italia brillano per crescita dell’utile, tutte con variazioni a due cifre.
I dati analitici evidenziano che il 30% delle società appartenenti alla categoria banche mostra risultati netti in crescita sull’anno precedente, mentre i segni più sono meno numerosi tra quelle industriali/di servizi (25%) e assenti nelle assicurazioni (0 società su 2).
Per avere un quadro più completo dell’andamento operativo delle aziende considerate è necessario però entrare dettaglio delle determinanti della redditività lorda ossia la crescita (dei ricavi) e i margini percentuali sulle vendite; il nostro modello di analisi, inaugurato nel lontano 2003, prevede le seguenti dimensioni:
- crescita ricavi*: bassa (se inferiore al 5%) o alta (se superiore);
- variazione marginalità lorda **: positiva o negativa;
dall’incrocio delle diverse opzioni si originano quattro diverse categorie di aziende che abbiamo a suo tempo identificato con termini inglesi: stars, cost cutters, growth driven e black holes (si vedano in proposito la matrice sottostante ed il file allegato).
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Crescita ricavi
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Bassa
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Alta
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Variazione
Margini
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Positiva
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Cost Cutters (7)
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Stars (4)
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Negativa
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Black Holes (25)
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Growth Driven (4)
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Dalla distribuzione dei dati relativi al primo semestre 2020 nei quattro quadranti e tra le differenti macrocategorie di aziende è possibile notare che:
- come era presumibile le aziende “black holes” tornano ad essere la categoria predominante dopo un primo semestre 2019 che vedeva una prevalenza di “stars”; oltre la metà delle società (62,5%) si classifica in questa poco invidiabile posizione, con l’aggravante del fatto che nell’elenco troviamo alcuni dei “pesi massimi” del listino come Eni, Fca, Intesa SanPaolo e Unicredit;
- anche la crescita è stata fortemente penalizzata con solo un 20% di società (8 su 40) che si posizionano nei riquadri di destra (crescita dei ricavi superiore al 5%);
- le società assicurative vedono una totalità di aziende “cost cutters” (2 su 2), mentre tra le banche e le società industriali e di servizi prevalgono nettamente le aziende “black holes” (rispettivamente 60% e 65,5% del totale);
- la diminuzione dei ricavi ha colpito tutte le macrocategorie con cali superiori al 20% per industria-servizi (-26,5%) e assicurazioni (-24,2%); le banche contengono la flessione del margine di intermediazione al 13,4% ma sono più penalizzate sul fronte della marginalità;
I risultati fotografano chiaramente un’economia in forte contrazione, ad un tasso mai visto nella storia recente, ma, a differenza di altre fasi in cui tutte le società erano colpite, anche se in misura differente, stavolta la crisi sanitaria ha risparmiato, se non favorito, certi settori: performance come quelle di Diasorin, Finecobank e Nexi (3 delle 4 star del paniere) si spiegano solo con, da un lato, la necessità di maggiori spese nel settore sanitario e della diagnostica in particolare e dall’altro di un’accelerazione nella digitalizzazione di servizi che prima erano usufruiti con modalità tradizionali (banca e pagamenti).
Passando alle performance azionarie, anche per il 2020 sono stati calcolati i risultati di stars, growth driven, cost cutters e black holes nei primi 9 mesi dell’anno in relazione all’andamento della crescita del volume d’affari e dei margini sulle vendite. Le performance medie delle quattro categorie vedono i seguenti risultati a livello di TRS**** per il periodo Gennaio - Settembre:
- stars +28,73%
- cost cutters -12,61%
- growth driven -14,93%
- black holes -23,73%
Come sperimentato anche in passato è possibile verificare un progressivo abbassamento dei risultati medi nel passaggio da stars a black holes; nelle categorie intermedie (cost cutters e growth driven) quest’anno sono stati premiati maggiormente i primi ma è possibile notare come queste posizioni si siano invertite più volte nel corso degli anni.
I risultati confermano che solidi fondamentali, crescita dei ricavi unita a margini in miglioramento, sono una ricetta sempre valida ed in grado di superare anche i momenti peggiori, con l’auspicio che alla prossima rilevazione anche i settori più penalizzati tornino a risollevare la testa.
C.G.
Note:
* Per quanto riguarda le aziende finanziarie si prendono in considerazione il margine di intermediazione per le banche e i ricavi netti (premi emessi + commissioni nette + utili da investimenti) per le compagnie di assicurazione
** Per marginalità lorda si utilizzano: Ebitda margin per le società industriali e di servizi; risultato di gestione / margine di intermediazione per le banche e risultato prima delle imposte / totale ricavi per le assicurazioni
*** TRS (Total Return to Shareholders): performance azionaria + dividendi (non reinvestiti) nel periodo 01 gennaio – 25 settembre 2020
» Download: Semestrali 2020 (file .xlsx)