Ci sono termini che hanno influenzato l’andamento dei mercati per interi anni o addirittura per periodi più lunghi: “subprime” evoca la crisi finanziaria a livello globale del 2008 mentre “spread” quella più europea del 2011; fortunatamente ci sono anche ricordi positivi come “dotcom” o “tmt” che hanno accompagnato la crescita dei titoli tecnologici per tutta la seconda metà degli anni 90 fino ai primi mesi del 2000.
Quali saranno le parole che leggeremo nella stampa specializzata come responsabili di un trend crescente (o un crollo improvviso) dei mercati nel 2014? Alcune le ereditiamo dal 2013, altre ci hanno sempre accompagnato e sono solo state accantonate temporaneamente in attesa di riprendere il ruolo che meritano nel funzionamento dell’economia e dei mercati. Vediamone alcune, senza pretesa di esaustività:
- tapering: questa è forse la più importante eredità del 2013, il tapering ha influenzato i mercati per buona parte dell’anno, almeno a partire da maggio quando è stato annunciato; recentemente si è cercato di distogliere l’attenzione dagli aspetti quantitativi del tapering (ossia dall’ammontare della riduzione di nuovi acquisti di titoli) a quelli qualitativi (la garanzia che i tassi di interesse rimarranno bassi). Resta il fatto che la svolta nella politica monetaria della Fed è avviata e che nel corso dell’anno quasi sicuramente gli acquisti di titoli termineranno del tutto ed a quel punto si porrà il problema di come invertire il processo. Se ciò dovesse avverarsi non sarà necessariamente una cattiva notizia perché significherà che l’economia è in grado di camminare sulle proprie gambe ma potrebbe esserlo per i mercati finanziari che vedranno esaurirsi una fonte di nuova liquidità a costo zero proprio nel momento in cui hanno raggiunto i massimi assoluti.
- inflazione: sembra strano parlarne quando in Europa stiamo sperimentando i livelli più bassi di inflazione da quando esiste l’Euro ma l’inflazione potrebbe essere il principale effetto collaterale delle politiche monetarie non convenzionali adottate negli ultimi anni per sostenere l’economia. In altre zone del mondo si rilevano già ora tassi di inflazione allarmanti a cominciare dall’India (stabilmente sopra al 10%) per andare al Giappone, passato in pochi mesi da una deflazione del -0,5% ad una crescita dei prezzi dell’1,2% e con un aumento dell’imposta sul valore aggiunto di 3 punti percentuali già in calendario per la prossima primavera. Un’inflazione moderata è sicuramente meglio di una deflazione ma la teoria economica consiglia, per raggiungere questo obiettivo, una crescita stabile e moderata dell’offerta di moneta mentre negli ultimi anni l’incremento della base monetaria in alcuni paesi (Usa e Giappone in testa a tutti) è stato tutt’altro che moderato, nessuno sa come e quando questi incrementi si scaricheranno sui prezzi e quando si manifesteranno le prime avvisaglie potrebbe essere troppo tardi per riportare sotto controllo il fenomeno.
- risk on/off: altro ricordo del 2013 che può essere visto da alcuni come una tautologia, è naturale infatti che i mercati salgano quando c’è ottimismo e aumenta l’appetito per il rischio (risk on) e viceversa. Ma, al di là di tutte le altre variabili economiche, conta molto anche l’umore degli operatori per trasformare un dato apparentemente neutrale (o anche negativo) in qualcosa di positivo. Da questo punto di vista potremmo essere piuttosto fragili visto che recentemente tutte le notizie sono state usate come “scusa” per far crescere i mercati e aumenta la probabilità che prima o poi arrivi una notizia apparentemente innocua che innesca una spirale di pessimismo.
- crescita: la possiamo leggere sotto diversi aspetti, crescita dell’economia intesa come ricchezza prodotta (PIL) di cui tanto abbiamo bisogno in Italia o crescita dei profitti delle aziende che interessa di più a chi opera sui mercati azionari. La crescita resta la guida di lungo termine di tutti gli altri processi economico finanziari e la giustificazione ultima del trend di miglioramento dei mercati in atto dall’estate del 2012, dopo un 2013 con andamenti divergenti in varie parti del mondo (meglio in Usa, più deludente in Europa) ci si attende un generalizzato miglioramento in tutto il mondo che, unito alle politiche monetarie espansive di cui abbiamo già parlato, potrebbe portare a pressioni sui prezzi.
- sostenibilità: probabilmente nessuno la citerà con la frequenza degli altri termini come responsabile di questo o quell’andamento dei mercati ma, indagando in profondità, quasi tutti i trend economico finanziari cambiano e si invertono quando ci si accorge che non sono più sostenibili: dai boom di borsa (che sono sostenibili quando seguiti da una robusta crescita degli utili) alle politiche economiche degli stati. La sostenibilità o meno di molti dei processi avviatisi dopo la crisi del 2008 potrebbe fare la differenza nella loro futura continuazione e l’utilizzo della sostenibilità come metro di giudizio dei propri investimenti di lungo termine è sempre una bussola valida cui fare affidamento.
Ovviamente sarà importante vedere anche come si combineranno questi termini per produrre situazioni più o meno desiderabili; il tipico scenario “riccioli d’oro” che potremmo leggere tra qualche mese potrebbe essere il seguente:
“una crescita economica spinta da un incremento della produttività (leggasi anche “sostenibile”) che ha permesso di tenere a bada l’inflazione ha portato ad un miglioramento delle prospettive sui mercati azionari (risk on) sostenuti anche da una politica monetaria accomodante (tapering diluito nel tempo)”
ma potrebbe prevalere anche la versione opposta:
“i crescenti rischi di spirali inflazionistiche in vari paesi hanno portato ad affrettare i tempi di completamento del tapering con effetti negativi sulla crescita e provocato un generale senso di sfiducia nei mercati (risk off)”
Oltre a tutte le combinazioni intermedie che lasciamo alla vostra immaginazione …
Un augurio a tutti i nostri lettori per un 2014 ricco di soddisfazioni!
C.G.